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Vuol dire una lotta con Dio fondamentalmente relazionale. Dunque è lotta con esagerazione del Dio amante, con l’eccesso dell’amore di Dio, ma è anche lotta molto lucida sul piano psicologico, perché è lotta che mi consente di vedere dove la mia umanità si rifiuta, è tentata di chiudersi di fronte alla proposta di Dio.
E’ importante la parte psicologica perché il rischio è quello di spiritualizzare tutto, e non identificare mai dove la mia umanità, il mio cuore si lascia più condizionare dalla paura.
La identificazione dell’area dove sono più debole è fondamentale per mettere in movimento la crisi. C’è crisi quando c’è la percezione precisa dove sono debole, così precisa e sofferta da determinare un cambiamento.
Dio non ci libera dalla nostra debolezza
E’ Dio che entra progressivamente in campo, ed è meglio che sia così, perché in tal modo la piccola logica del presuntuoso aspirante alla perfezione si allarga in modo smisurato, entrando nella logica senza confini dell’Eterno.
Quando uno non vede più la propria debolezza come umiliante, è solo allora che la sua debolezza, la vede totalmente.
Più uno si apre al abisso dell’amore di Dio, più scopre il proprio peccato. Solo quando io scopro l’amore di Dio, ho il coraggio di dirmi fino in fondo il mio peccato.

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