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<< La spiritualità della comunione >>

“Occorre promuovere una spiritualità della comunione» (Novo Millennio ineunte, 43).
Da qui scaturisce anche una via nuova per l’unione con Dio, dove il prossimo non è più soltanto una persona da servire, da amare, ma da coinvolgere nella reciprocità dell’amore, perché solo in questa reciprocità si può vivere l’amore tipico di Dio: l’amore trinitario. Il prossimo non è più raggiunto al termine dell’itinerario spirituale, come conseguenza dell’unione con Dio, ma cercato fin dall’inizio per poter andare insieme verso Dio.

L’altro è la possibilità concreta e la necessità insopprimibile per vivere il comandamento dell’amore reciproco, è la possibilità di attingere alla presenza di Cristo tra noi, la condizione per raggiungere Dio, per vivere in pienezza la sua vita agapica: «Se ci amiamo gli uni gli altri — scrive l’Apostolo Giovanni –, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi» (1 Gv 4,12).
Dalla “fuga dal fratello” per andare a Dio si è portati alla “ricerca del fratello” per andare a Dio con lui, anzi per trovare Dio nella reciproca comunione.

Francesco D’assisi non ha una casa ma la loro casa è la fraternità.

I Francescani e i domenicani non sono più monaci (soli) ma frati (insieme).

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