Stiamo riflettendo sulla preghiera del Credo, la professione di fede cristiana che è il fondamento della vita cristiana con Don Antonio Grappone. Potrebbe piacerti...
Testimoni del Signore risorto
Con la grazia di Dio, la Chiesa ha vissuto la Quaresima. È stato un tempo forte di conversione, di revisione della propria vita e di ritorno ai propri buoni propositi. Senza dubbio, un grande ritiro spirituale che ci ha portato a vivere intensamente la Settimana Santa, il Triduo Pasquale e la Pasqua di Nostro Signore Gesù Cristo. È importante sottolineare che la liturgia della Chiesa, molto più che proporre una lettura o un ascolto passivo dei testi biblici, ci porta a vivere in modo concreto e incarnato i passi di Nostro Signore Gesù Cristo. Per questo, entrando nel periodo pasquale, dovremmo raccogliere i frutti del cammino quaresimale. La Pasqua è il tempo della gioia del Risorto tra noi e dentro di noi. Perciò è necessario che ognuno di noi esprima con la propria vita e testimonianza la gioia di essere uomini e donne nuovi, risorti in Cristo Gesù.
Il tempo della manifestazione ai discepoli
“E ad essi si manifestò vivo dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando delle cose del regno di Dio”. At. 1,3
Il Tempo di Pasqua è il periodo di cinquanta giorni che corrisponde tra la Risurrezione di Gesù, la sua Ascensione al Cielo e la Solennità di Pentecoste, l’invio dello Spirito Santo. Durante questo periodo, la liturgia presenta i testi biblici degli Atti degli Apostoli e le apparizioni di Gesù risorto agli apostoli attraverso i Vangeli. La Liturgia, quindi, fa spazio alla proclamazione della gioia del Risorto dopo il tempo di penitenza vissuto in Quaresima, questa gioia che si è impadronita del cuore degli apostoli che si sono trovati senza direzione dopo la tragica morte del Maestro sulla Croce. Il primo punto da sottolineare per la nostra riflessione è qui: una gioia che porta speranza in mezzo a un senso di perdita.
Sappiamo che gli apostoli erano chiusi, nascosti, timorosi di ciò che sarebbe accaduto loro, finché non ricevettero la Buona Novella portata da Maria Maddalena: “Ho visto il Signore” (Lc 20,18). Così è stato per Maria Maddalena, e allo stesso modo noi dobbiamo essere annunciatori del Risorto in mezzo a un mondo avvolto dalla tristezza.
Per questo motivo, Gesù volle manifestarsi anche agli apostoli, perché essi erano ancora sopraffatti dal dolore per la perdita del loro Maestro. Non avevano ancora compreso le parole che Gesù aveva pronunciato sulla sua risurrezione. La Liturgia del Tempo di Pasqua, allo stesso modo, vuole aprire i nostri occhi e i nostri cuori per accogliere la nuova vita che il Signore ci ha portato con la sua Risurrezione. E, come è accaduto agli apostoli, essere segno vivo della gioia che genera speranza.
Correre incontro al Risorto
In secondo luogo, possiamo affermare che possiamo essere segni vivi di gioia e di speranza solo a partire dall’incontro profondo con Gesù risorto. Questo è il desiderio del Signore, che ha voluto manifestarsi agli apostoli e anche a noi. Ma, allo stesso tempo, deve esserci da parte nostra il desiderio di andare anche noi incontro al Maestro. È un movimento reciproco che viene da nostro Signore, ma che allo stesso tempo dobbiamo alimentare in noi stessi.
Non possiamo essere portatori di tristezza nel cuore perché, grazie alla risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, siamo stati liberati dalla morte, dal peccato, dalla tristezza, e siamo stati restaurati, risorti nella gioia, nella vita nuova. Siamo, quindi, uomini e donne nuovi e questo deve essere il motivo più grande della nostra gioia e della nostra speranza.
Corriamo, come Maria Maddalena, a portare questa Buona Novella a tutti. Il mondo, purtroppo preso dall’ombra della tristezza, dell’individualismo e della morte, ha bisogno di questa Buona Novella: “Cristo è risorto!”. E noi dobbiamo essere portatori di questa Buona Novella. Maria Maddalena non si trattenne e corse ad annunciarla. Molto più che con le parole, dobbiamo essere annunciatori di questa notizia con la nostra testimonianza di uomini e donne risorti. Come discepoli, dobbiamo correre incontro a Cristo, come il discepolo amato che correva più veloce degli altri, perché il suo cuore desiderava quell’incontro (Gv 20,4).
Il nostro cuore, oggi, ha bisogno di correre in questo modo per incontrare il nostro amato Signore. Correre incontro al Risorto manifesta la sete che dobbiamo avere di questo incontro. La sete di vita nuova, perché non possiamo più conformarci alla vecchia vita di morte e di peccato che avevamo prima. Per grazia di Dio, siamo stati liberati, non siamo più schiavi, perché Cristo, con la sua risurrezione, ci ha liberati.
Testimoni del Signore risorto
Dal momento dell’incontro con il Risorto, possiamo intravedere il cambiamento nella vita di coloro che sono stati raggiunti dal Maestro. I Vangeli ci raccontano l’esperienza della cecità e del “recupero della vista” dei discepoli di Emmaus (Lc 24,31); l’esperienza che ha portato Tommaso a credere e a professare la sua fede (Gv 20,24-28) e la bellissima narrazione dell’incontro di Gesù con Pietro (Gv 21,15-19). Senza dubbio, nessuno di loro fu più lo stesso dopo l’incontro con Gesù risorto.
La Liturgia del Tempo di Pasqua ci conduce allo stesso modo, affinché anche noi possiamo essere guariti dalla nostra cecità, incredulità e ferite. Se abbiamo sperimentato la salvezza attraverso la risurrezione di nostro Signore, che ci ha portato la guarigione e la liberazione dal peccato e dalla morte, anche noi dobbiamo essere luce e segni di salvezza per coloro che sono nelle tenebre. E questo avviene attraverso l’annuncio e la testimonianza.
Papa Francesco nella sua Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, numeri 112 e 113, afferma: “La Chiesa è inviata da Gesù Cristo come sacramento della salvezza offerta da Dio. [Questa salvezza, che Dio realizza e la Chiesa annuncia con gioia, è per tutti e Dio ha creato un modo per unirsi a ogni essere umano di ogni epoca. Ha scelto di chiamarli a raccolta come popolo e non come esseri isolati. Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le proprie forze. [Gesù non dice agli apostoli di formare un gruppo esclusivo, un’élite. Gesù dice: Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19)”.
Questo movimento deve essere chiaro dentro di noi, perché non possiamo tenere per noi l’esperienza della risurrezione. È il frutto che dobbiamo raccogliere e portare avanti”. Il Papa continua al numero 114: “Essere Chiesa significa essere popolo di Dio, secondo il grande disegno d’amore del Padre. Questo significa essere il lievito di Dio in mezzo all’umanità; significa annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si sente smarrito, bisognoso di risposte che incoraggino, diano speranza e nuovo vigore nel cammino. La Chiesa deve essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possono sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo”.
In questo modo, la liturgia del tempo pasquale ci guida. La stessa esperienza che hanno fatto gli apostoli, dobbiamo viverla anche noi. Da uomini e donne immersi nella vecchia vita di peccato, di paura, di insicurezza e di tristezza, dobbiamo risorgere a vita nuova in Cristo risorto. E mossi dall’azione dello Spirito Santo riversato nei nostri cuori, dobbiamo essere portatori della Buona Novella anche a coloro che non sono ancora stati raggiunti dalla stessa gioia. Che Dio ci aiuti e ci guidi per intercessione della Beata Vergine Maria. Amen.
Dio vi benedica.
Padre Leonardo Ribeiro, Comunità Canção Nova – Canto Nuovo