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Penitenza vuol dire conversione

Quaranta giorni di penitenza sono tanti, ma sono necessari. Infatti non è tanto importante la rinuncia, l’impegno che ti prendi, quanto la costanza con cui lo porti avanti. Dice Gesù che con la perseveranza salveremo la nostra vita, la nostra anima. La perseveranza permette alla preghiera di entrare nella profondità del nostro essere e ascoltare la voce di Dio. Dal cuore infatti viene il male che ci affligge, ma è anche il luogo dove Dio parla. L’interiorità è il luogo per distinguere la voce dello Spirito Santo da altre voci menzognere.

Come?

Elia sull’Oreb (1Re 19, 9-13) ci dà l’esempio: dopo 40 giorni di viaggio nel deserto giunge al monte di Dio; dapprima si leva il vento, che sono i nostri pensieri agitati, e Dio non è nel vento; poi il terremoto, che sono le nostre paure profonde, e Dio non è nel terremoto; poi il fuoco, che sono le nostre passioni, l’ira, l’invidia, la lussuria… e Dio non è nel fuoco; alla fine si leva il sussurro di una brezza leggera: è il fondo del nostro essere, dove Dio parla nella pace. Elia così impara a riconoscere le sue tentazioni, a separarsene e ad ascoltare la voce di Dio.
Elia era fuggito dal mondo spaventato, come uno schiavo; ora vi ritorna libero, da padrone.

 

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