Castita_ repressione o liberazione_
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Castità: l’unica possibilità di farlo sarebbe la repressione?

In Babilonia “castità è parola” “sospetta”. Interpretando Freud un po’ “alla garibaldina” afferma che l’unica possibilità di essere casti sarebbe la repressione, quindi un disastro psicologico, una frustrazione che deforma la personalità fino alla malattia. Freud veramente parla anche di sublimazione positiva, cioè la deviazione delle energie sessuali su fini nobili, ma su questo punto è stato dimenticato.

Oggi siamo in un bombardamento mediatico che erotizza tutto sin dall’infanzia; il sesso è presentato come la meta agognata e l’unico fine assoluto, nonché un’esigenza irrinunciabile… figurati la castità. Questa promozione del vizio della lussuria merita un momento di attenzione;

Il desiderio sessuale è una funzione potente, se non governato trascina violentemente la nostra ragione e la volontà fino a oscurarle; cioè rende stupidi. In che senso? L’atto sessuale (più spesso: le sue “imitazioni”) è presentato come momento di felicità assoluta. Governare il desiderio sessuale quindi sarebbe innaturale, sarebbe repressione.

Però l’uomo non ha istinti che regolano l’impulso, come gli animali, ma ha la ragione e la volontà. Rinunciare ad esse è innaturale per l’uomo, è contraddire se stessi. Perciò la cosiddetta liberazione sessuale è una truffa: promette la felicità e non te la dà, perché la felicità è ben più alta. È la vera repressione: reprimi la ricerca della felicità per accontentarti di ben poca cosa. Chi è schiavo del sesso è sempre frustrato e insoddisfatto.

La castità è vivere la sessualità secondo la volontà di Dio. Nel matrimonio, esercitandola nell’amore. Nel celibato rimanendo fedeli al Signore, amandolo nella rinunzia. È questo amore che riempie di felicità e libera da ogni repressione.
Repressione o liberazione? Senz’altro liberazione. Se vivi la castità come repressione, non significa che devi peccare, ma che devi ritrovare l’amore per il Signore!

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