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Il deserto rappresenta la “penitenza”

 

«E subito lo Spirito sospinse Gesù nel deserto»:

Il deserto rappresenta la “penitenza”; penitenza traduce il greco metanoia, che significa conversione della mente e del cuore; non si tratta di fare solo riti esteriori. Infatti il ritiro nel deserto non indica tanto il luogo, ma la qualità dell’esperienza quaresimale: le pratiche esteriori servono ad aiutare il lavoro interiore che ordinariamente ci sfugge

Il deserto è silenzio e solitudine, rientrare in sé, cercare uno spazio per far tacere ogni parola esteriore. Non è facile: la solitudine terrorizza, abbiamo tanti mezzi per sfuggirla, alienarci…

imparare ad amare la solitudine, riservarci momenti di silenzio, è fondamentale per due motivi:

A. Se abbiamo paura della solitudine abbiamo bisogno degli altri per tappare i nostri buchi; se amiamo la solitudine siamo liberi e possiamo accogliere il prossimo gratuitamente, senza farci ricattare e senza ricattare con l’affettività.

B. Nella solitudine possiamo conoscere la nostra interiorità. È la dimensione in cui impariamo a conoscere Dio e noi stessi. Quando preghi entra nella stanza e chiudi la porta: il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà.

 

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